SPETTACOLI, MANIFESTAZIONI ed EVENTI |
MARCO RANFO: IL PROCESSO... di Edda Vidiz e Renzo Arcon La rappresentazione teatrale medioevale del 18 settembre, che aveva in passato richiamato in piazza diverse migliaia di persone, non solo è stata rinviata, ma anche riproposta per due rappresentazioni nei giorni 1 e 2 ottobre 2005 presso la Sala Tripcovich. Lo spettacolo ha ottenuto un notevole successo da parte del numeroso pubblico intervenuto benchè, lo sciopero dei poligrafici nei due giorni precedenti l’evento, ha reso impossibile una buona pubblicizzazione dello stesso. Dello spettacolo è stato registrato un DVD. |
Musiche di Edy Meola Testi di Edda Vidiz e Renzo Arcon Regia di Ugo Amodeo Aiuto regia e Coreografie di Carolina Bagnati Scenografie di Silvano Balanzin Costumi di Annamaria Timaco Magistro d’Arme Andrea Maizzan Consulente d’Arme Mauro Pellielo |
Personaggi ed interpreti Marco Ranfo Fiordaliso, cortigiana in Tergeste Madonna Chiara, moglie di Marco Giudice del Malefizio Giroldo Rubeo, calunniatore Montulo Munar, calunniatore Vanzolo degli Spagnoli, calunniatore Marino Zorobabele, oste Ognibene de Jacogna, famiglio dei Ranfi Giovanni Ranfo, figlio di Marco Padre confessore di Madonna Chiara Ambrogius de Mediolano, mercante Notaio della Curia Protettore della Curia Narratore Giullare e ballerina della locanda Ballerina della locanda Giullari e mangiafuoco Ballerini, popolo e nobili de Tergesto Cavalieri agli ordini di Marco Guardie tergestine e seguaci di Marco |
(in ordine di apparizione) Andrea Binetti Donatella Stabile Maria Teresa Celani Luciano Volpi Carlo de Giovanni Paolo de Paolis Andrea Busico Ernesto Giurgevich Paolo Prelog Mathia Neglia Ruggero Torzullo Franco Lupo Sergio Coloni Fausto Settimi Mario Mirasola Viviana Zinetti Svetlana Kjrjenko i Rototrans Membri delle Tredici Casade Ordine di San Giusto e Sergio Compagnia de Tergeste |
Trama Valenti storici, da Ireneo della Croce ad Attilio Tamaro e Silvio Rutteri, avanzarono disparate ipotesi: Marco Ranfo tramò con i veneziani, brigò per impossessarsi del Comune e farne una Signoria, trattò con il Patriarca o, piuttosto, fu lui stesso vittima di una congiura? Resta il mistero del perché, ma non delle sanzioni applicate ai Ranfo ed ai loro seguaci, che sono chiaramente e dettagliatamente riportate negli Statuti Tergestini del XIV secolo: • Rubrica XXXVIII – Del bando dei Ranfi e dei loro seguaci "Decretiamo e ordiniamo che chiunque tratterà di dar aiuto, consiglio e favore ai Ranfi e ai loro seguaci banditi dal comune di Trieste o manderà lettere agli stessi Ranfi e ai loro seguaci o riceverà dagli stessi qualche lettera che non presenterà al dominio oppure al comune di Trieste, che perda tutti i suoi beni e la libertà e se il tale o il talaltro contrafacente non si potrà catturare, sia bandito in perpetuo dalla città di Trieste e tutti i suoi beni pervengano al comune. Chi del Ranfo sia maschio che femmina e gli eredi dagli stessi discendenti e i loro seguaci ed i loro eredi, siano banditi in perpetuo dalla città di Trieste, e se quelli che sono stati banditi o altri di essi in qualsiasi momento dovessero cadere nella forza del comune, che il dominio di Trieste presente in quel tempo sia tenuto a tagliare la testa a quello o a quelli che avrà potuto catturare in modo che questa sia separata dal busto e che muoiano, e la donna che sia bruciata. E se qualcuno ucciderà uno dei Ranfi abbia dal cameraro del comune di Trieste 400 lire di piccoli veneti e se presenterà qualcuno di questi vivo al comune di Trieste e tra i seguaci loro, abbia 200 lire di piccoli dal comune di Trieste, e se qualcuno dei banditi dal comune di Trieste per qualsiasi bando eccetto che per omicidio, tanto tra i seguaci dei Ranfi quanto altri banditi, ucciderà qualcuno dei Ranfi, o da questi discendente che possa liberamente venire a Trieste e stare non ostante quel bando e sia libero e assolto dal detto bando e ciò sia compreso specialmente per i Ranfi maschi. E che Ranfa e Clara, sorella e figlia del fu Marco Ranfo sia radiata e bandita dal comune di Trieste e che Agnese loro sorella moglie di Almerico Galina non possa mai venire a Trieste e che per altro tutte le donne che seguissero o avessero seguito i loro mariti, ossia gli stessi Ranfi e i seguaci dei Ranfi, siano bandite dal comune e non possano venire a Trieste e i beni loro tutti pervengano al comune e qualsiasi Podestà nel tempo del suo regime faccia leggere questa disposizione due volte nell’Arengo pubblico sotto pena se non lo facesse di cento lire di piccoli per ognuno di quei podestà che non lo facessero". |